Gino Paoli in versione jazz e il chiostro s'illumina di magia
“Tornare in Sicilia per me è come ritrovare un'amante antica. Ho preso una cotta per questa terra quarantacinque anni fa. Una cotta ricambiata però. Perché gli amori veri sono quelli bilaterali, non quelli a senso unico”. E Gino Paoli su questo amore non ha dubbi. Ed è entusiasta, mercoledì sera, prima di salire sul palco del chiostro di San Domenico di Noto. “E' una gioia essere qui – afferma il cantautore – perché la gente mi dimostra sempre un grande affetto e questo non può che rendermi felice”. Jeans, camicia azzurra, giacca blu e gli immancabili occhiali scuri, unico vezzo di un artista che non ha mai badato troppo al look, Gino Paoli, prima di salire sul palco, sorseggia un whisky e fuma una sigaretta. E quando gli chiediamo di parlarci di quella cotta il cantautore va indietro negli anni fino al 1962, quando andò in vacanza a Capo d'Orlando. “Dovevo restarci un solo giorno e invece mi innamorai a tal punto di quegli scorci incantevoli che rimasi lì per un mese intero e quando tornai a casa scrissi di getto “Sapore di sale”. E sono proprio questi i versi con cui si apre il sipario sull'ultimo evento della trentaduesima edizione di “Notomusica”. Un concerto prezioso quello di Gino Paoli. E una location magica quella del chiostro di San Domenico. Il palco è scarno, le luci soffuse, il pubblico quello delle grandi occasioni: adulti nostalgici ma anche ragazzi che hanno ancora tanta voglia di sognare sulle note delle più belle canzoni d'amore, che per l'occasione sono state riproposte in chiave jazzistica. Il concerto è infatti espressione dell'ultimo album di Paoli, “Milestone”, nato dalla collaborazione tra il cantautore genovese e quattro tra i più grandi artisti dell'attuale panorama jazzistico internazionale. E sono proprio loro, Enrico Rava alla tromba, Danilo Rea al pianoforte, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria, ad accompagnare Gino Paoli in quel magico incontro tra jazz e musica leggera italiana. E così classici del jazz, come “My funny Valentine”, “All of me” o “La ragazza di Ipanema” si alternano agli evergreen che hanno segnato la carriera di Gino Paoli. Quelli che solitamente si aspettano alla fine dei suoi concerti ma che mercoledì sera, a Noto, hanno subito incantato il pubblico del chiostro di San Domenico. “La gatta”, “Il cielo in una stanza”, “Sassi”, “Senza fine”. Tutte rigorosamente arrangiate in chiave jazz. Tutte ora dolcemente diluite dal pianoforte di Danilo Rea, ora rese più ritmate dalla batteria di Roberto Gatto. E il risultato è uno spettacolo trainante, ricco di emozioni e di suggestioni. Un concerto in bilico tra malinconia e ricercatezza, tra romanticismo e passione. Gino Paoli ha la classe della semplicità. Si siede su uno sgabello, poi si alza, toglie la giacca. E quando i musicisti che lo accompagnano si lasciano andare in straordinari assoli lui ammira la loro tecnica superlativa. “Il nostro incontro – ci dice Gino Paoli – è nato in maniera casuale. Non sono uno che cerca le cose, ma mi piace lasciarmi sorprendere dai benefici del caso. La nostra collaborazione nasce semplicemente dall'esigenza di divertirci e di fare musica insieme”. E ad osservarli sul palco tutto questo è più che evidente.Paola Altomonte- La sicilia
“Tornare in Sicilia per me è come ritrovare un'amante antica. Ho preso una cotta per questa terra quarantacinque anni fa. Una cotta ricambiata però. Perché gli amori veri sono quelli bilaterali, non quelli a senso unico”. E Gino Paoli su questo amore non ha dubbi. Ed è entusiasta, mercoledì sera, prima di salire sul palco del chiostro di San Domenico di Noto. “E' una gioia essere qui – afferma il cantautore – perché la gente mi dimostra sempre un grande affetto e questo non può che rendermi felice”. Jeans, camicia azzurra, giacca blu e gli immancabili occhiali scuri, unico vezzo di un artista che non ha mai badato troppo al look, Gino Paoli, prima di salire sul palco, sorseggia un whisky e fuma una sigaretta. E quando gli chiediamo di parlarci di quella cotta il cantautore va indietro negli anni fino al 1962, quando andò in vacanza a Capo d'Orlando. “Dovevo restarci un solo giorno e invece mi innamorai a tal punto di quegli scorci incantevoli che rimasi lì per un mese intero e quando tornai a casa scrissi di getto “Sapore di sale”. E sono proprio questi i versi con cui si apre il sipario sull'ultimo evento della trentaduesima edizione di “Notomusica”. Un concerto prezioso quello di Gino Paoli. E una location magica quella del chiostro di San Domenico. Il palco è scarno, le luci soffuse, il pubblico quello delle grandi occasioni: adulti nostalgici ma anche ragazzi che hanno ancora tanta voglia di sognare sulle note delle più belle canzoni d'amore, che per l'occasione sono state riproposte in chiave jazzistica. Il concerto è infatti espressione dell'ultimo album di Paoli, “Milestone”, nato dalla collaborazione tra il cantautore genovese e quattro tra i più grandi artisti dell'attuale panorama jazzistico internazionale. E sono proprio loro, Enrico Rava alla tromba, Danilo Rea al pianoforte, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria, ad accompagnare Gino Paoli in quel magico incontro tra jazz e musica leggera italiana. E così classici del jazz, come “My funny Valentine”, “All of me” o “La ragazza di Ipanema” si alternano agli evergreen che hanno segnato la carriera di Gino Paoli. Quelli che solitamente si aspettano alla fine dei suoi concerti ma che mercoledì sera, a Noto, hanno subito incantato il pubblico del chiostro di San Domenico. “La gatta”, “Il cielo in una stanza”, “Sassi”, “Senza fine”. Tutte rigorosamente arrangiate in chiave jazz. Tutte ora dolcemente diluite dal pianoforte di Danilo Rea, ora rese più ritmate dalla batteria di Roberto Gatto. E il risultato è uno spettacolo trainante, ricco di emozioni e di suggestioni. Un concerto in bilico tra malinconia e ricercatezza, tra romanticismo e passione. Gino Paoli ha la classe della semplicità. Si siede su uno sgabello, poi si alza, toglie la giacca. E quando i musicisti che lo accompagnano si lasciano andare in straordinari assoli lui ammira la loro tecnica superlativa. “Il nostro incontro – ci dice Gino Paoli – è nato in maniera casuale. Non sono uno che cerca le cose, ma mi piace lasciarmi sorprendere dai benefici del caso. La nostra collaborazione nasce semplicemente dall'esigenza di divertirci e di fare musica insieme”. E ad osservarli sul palco tutto questo è più che evidente.Paola Altomonte- La sicilia